venerdì 23 settembre 2016

L’AURORA INSERISCE IN ORGANICO TRE GIOVANI PROFUGHI

UN CALCIO AI PREGIUDIZI

Sulmona – Abdul, 24 anni del Ghana, Bubacar, 20 anni del Gambia, e Eddie, 19 anni della Nigeria. Per loro, giovani profughi, ci sarà la possibilità di giocare al calcio grazie al Gs Aurora che ha deciso di inserirli in squadra con l’obiettivo di aiutare a battere pregiudizi e barriere. I tre giovani, ospitati nella struttura ex Europa Park Hotel di Sulmona, si sono dichiarati contenti dell’avventura che andranno ad intraprendere nella prossima stagione sportiva, nel campionato di Terza Categoria, vestendo la casacca rossoblù della più antica società di calcio sulmonese. “Non è stato facile procedere al loro tesseramento – spiega Fabrizio Scelli – ma ci siamo attivati in Federazione già dal maggio scorso per raggiungere quest’obiettivo”. La dirigenza del Gs Aurora accoglie con tanta soddisfazione i tre ragazzi. “Saremo fianco a fianco nella vittoria come nella sconfitta. Vestiranno la maglia rossoblù perché hanno la passione per quello che viene definito il gioco più bello del mondo e a noi solo questo interessa”. E’ quanto precisa la società in una nota perché, in considerazioni delle frasi pesanti che vengono pronunciate sui social e nelle piazze, l’Aurora vuole dare un segnale forte e scende in campo in maniera decisa pronta a lottare. “Il calcio – prosegue la nota – è solo un gioco, troppo spesso inquinato da fatti oscuri che ne minano la credibilità ma noi sappiamo che è anche molto altro e può essere bello ed a volte può dare segnali forti. Dal Ghana come dal Gambia passando per la Nigeria, musulmani o cristiani, diamo importanza a quello che ci unisce, quello che ci differenzia non ci interessa. All’interno del campo di gioco che tu sia bianco o nero non importa, quello che conta è che tu abbia fiducia nel tuo compagno di squadra”. Seguendo i valori richiamati da Garibaldi la definizione adatta è quella della squadra dei due mondi. Un classico esempio di come lo sport deve essere inteso come veicolo di civiltà per dare un calcio deciso al razzismo. “I tre ragazzi – conclude Scelli – sono felici perché in questo modo si sentono parte attiva della comunità. Speriamo di avergli spianato la strada per una futura sistemazione non solo nel calcio ma nella vita”.

Domenico Verlingieri

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